Top Act 2 | Scene 1 | Foresta sacra de' Druidi. In mezzo la quercia d'Irminsul, al piè della quale vedesi la pietra druidica che serve d'altare. Colli in distanza sparsi di selve. È notte; lontani fuochi trapelano dai boschi.
Al suono di marcia religiosa diffilano le schiere de' Galli, indi la processione de' Druidi. Per ultimo Oroveso coi maggiori Sacerdoti. | | OROVESO:
Ite sul colle, o Druidi,
Ite a spar ne' cieli
Quando il suo disco argenteo
La nuova Luna sveli!
Ed il primier sorriso
Del virginal suo viso
Tre volte annunzi il mistico
Bronzo sacerdotal!
DRUIDI:
Il sacro vischio a mietere
Norma verrà?
OROVESO:
Sì, Norma, sì verrà.
DRUIDI:
Verrà, verrà.
OROVESO:
Sì, sì.
DRUIDI:
Dell'aura tua profetica,
Terribil Dio, l'informa!
Sensi, o Irminsul, le inspira
D'odio ai Romani e d'ira,
Sensi che questa infrangano
Pace per noi mortal, sì!
OROVESO:
Sì. Parlerà terribile
Da queste quercie antiche,
Sgombre farà le Gallie
Dall'aquile nemiche,
E del suo scudo il suono,
Pari al fragor del tuono,
Nella città dei Cesari
Tremendo echeggerà!
OROVESO - DRUIDI:
Luna, t'affretta sorgere!
Norma all'altar verrà!
O Luna, t'affretta!
(Si allontanano tutti e si perdono nella foresta; di quando in quando si odono le loro voci risuonare in lontananza.) | Scene 2 | Escono quindi da un lato Flavio e Polline guardinghi e ravvolti nelle loro toghe. | | POLLIONE:
Svanir le voci!
E dell'orrenda selva
Libero è il varco.
FLAVIO:
In quella selva è morte
Norma tel disse.
POLLIONE:
Profferisti un nome
Che il cor m'agghiaccia.
FLAVIO:
Oh, che di' tu?
L'amante!
La madre de' tuoi figli!
POLLIONE:
A me non puoi far tu rampogna,
Ch'io mertar non senta.
Ma nel mio core è spenta
La prima fiamma,
E un Dio la spense,
Un Dio nemico al mio riposo
Ai piè mi veggo l'abisso aperto,
E in lui m'avvento io stesso.
FLAVIO:
Altra ameristi tu?
POLLIONE:
Parla sommesso ...
Un'altra, sì ... Adalgisa ...
Tu la vedrai ...
Fior d'innocenza e riso,
Di candore e d'amor.
Ministra al tempio
Di questo Dio di sangue,
Ella v'appare
Come raggio di stella in ciel turbato.
FLAVIO:
Misero amico! E amato
Sei tu del pari?
POLLIONE:
Io n'ho fidanza.
FLAVIO:
E l'ira
Non temi tu di Norma?
POLLIONE:
Atroce, orrenda me la presenta
Il mio rimorso estremo ...
Un sogno ...
FLAVIO:
Ah! Narra.
POLLIONE:
In rammentarlo io tremo.
Meco all'altar di Venere
Era Adalgisa in Roma,
Cinta di bende candide,
Sparsa di fior la chioma;
Udia d'Imene i cantici,
Vedea fumar gl'incensi,
Eran rapiti i sensi
Di voluttade e amore.
Quando fra noi terribile
Viene a locarsi un'ombra
L'ampio mantel druidico
Come un vapor l'ingombra;
Cade sull'ara il folgore,
D'un vel si copre il giorno,
Muto si spande intorno
Un sepolcrale orror.
Più l'adorata vergine
Io non mi trovo accanto;
N'odo da lunge un gemito
Misto de' figli al pianto ...
Ed una voce orribile
Echeggia in fondo al tempio
Norma così fa scempio
D'amante traditor!
(Squilla il sacro bronzo.)
FLAVIO:
Odi? I suoi riti a compiere Norma,
Norma dal tempio move.
DRUIDI:
(lontani)
Sorta è la Luna, o Druidi.
Ite, profani, altrove,
Ite altrove, ite altrove!
FLAVIO:
Vieni ...
POLLIONE:
Mi lascia.
FLAVIO:
Ah, m'ascolta!
POLLIONE:
Barbari!
FLAVIO:
Fuggiam ...
POLLIONE:
Io vi proverrò!
FLAVIO:
Vieni ... Fuggiam ...
Scoprire alcun ti può.
POLLIONE:
Traman congiure i barbari,
Ma io li preverrò!
FLAVIO:
Ah! Vieni, fuggiam ...
Sorprendere alcun ti può.
DRUIDI:
(lontani)
Ite, profani, altrove.
POLLIONE:
Me protegge, me difende
Un poter maggior di loro
È il pensier di lei che adoro,
È l'amor che m'infiammò.
Di quel Dio che a me contende
Quella virgine celeste,
Arderò le rie foreste,
L'empio altare abbatterò.
FLAVIO:
Vieni, vieni ...
Scoprire alcun ti può ...
Vieni ... Fuggiam ...
DRUIDI:
(sempre lontani)
Sorta è la Luna, o Druidi.
Ite, profani, altrove,
Ite altrove.
POLLIONE:
Traman conguire i barbari,
Ma io li preverrò!
(Pollione e Flavio partono rapidamente.) | Scene 3 | Druidi dal fondo, Sacerdotesse, Guerrieri, Bardi, Eubagi, Sacrificatori, e in mezzo a tutti, Oroveso. | | CORO:
Norma viene: le cinge la chioma
La verbena ai misteri sacrata;
In sua man come luna falcata
L'aurea falce diffonde splendor.
Ella viene, e la stella di Roma
Sbigottita si copre d'un velo;
Irminsul corre i campi del cielo
Qual cometa fioriera d'orror. | Scene 4 | Entra Norma in mezzo alle sue ministre. Ha sciolto i capegli, la fronte circondata di una corona di verbena, ed armata la mano d'una falce d'oro. Si colloca sulla pietra druidica, e volge gli occhi d'intorno come ispirata. Tutti fanno silenzio. | | NORMA:
Sediziose voci, voci di guerra
Avvi chi alzarsi attenta
Presso all'ara del Dio?
V'ha chi presume
Dettar responsi alla veggente Norma,
E di Roma affrettar il fato arcano?
Ei non dipende, no, non dipende
Da potere umano.
OROVESO:
E fino a quando oppressi
Ne vorrai tu?
Contaminate assai
Non fur le patrie selve
E i templi aviti
Dall'aquile latine?
Omai di Brenno oziosa
Non può starsi la spada.
UOMINI:
Si brandisca una volta!
NORMA:
E infranta cada.
Infranta, sì, se alcun di voi snudarla
Anzi tempo pretende.
Ancor non sono della nostra vendetta
I dì maturi.
Delle sicambre scuri
Sono i pili romani ancor più forti.
OROVESO - UOMINI:
E che t'annunzia il Dio?
Parla! Quai sorti?
NORMA:
Io ne' volumi arcani leggo del cielo,
In pagine di morte
Della superba Roma è scritto il nome.
Ella un giorno morrà,
Ma non per voi.
Morrà pei vizi suoi,
Qual consunta morrà.
L'ora aspettate, l'ora fatal
Che compia il gran decreto.
Pace v'intimo ...
E il sacro vischio io mieto.
(Falca il vischio; le Sacerdotesse lo raccolgono in canestri di vimini; Norma si avanza e stende le braccia al cielo; la luna splende in tutta la sua luce; tutti si prostrano.)
Casta Diva, che inargenti
Queste sacre antiche piante,
Al noi volgi il bel sembiante,
Senza nube e senza vel!
OROVESO - CORO:
Casta Diva, che inargenti
Queste sacre antiche piante,
Al noi volgi il bel sembiante,
Senza nube e senza vel!
NORMA:
Tempra, o Diva,
Tempra tu de' cori ardenti,
Tempra ancora lo zelo audace.
Spargi in terra quella pace
Che regnar tu fai nel ciel.
OROVESO - CORO:
Diva, spargi in terra
Quella pace che regnar
Tu fai nel ciel.
NORMA:
Fine al rito.
E il sacro bosco
Sia disgombro dai profani.
Quando il Nume irato e fosco
Chiegga il sangue dei Romani,
Dal druidico delubro
La mia voce tuonerà.
OROVESO - CORO:
Tuoni,
E un sol del popolo empio
Non isfugga al giusto scempio;
E primier da noi percosso
Il Proconsole cadrà.
NORMA:
Cadrà!
Punirlo io posso.
(Ma punirlo il cor non sa.)
(Ah! bello a me ritorna
Del fido amor primiero,
E contro il mondo intiero
Difesa a te sarò.
Ah! bello a me ritorna
Del raggio tuo sereno
E vita nel tuo seno
E patria e cielo avrò.)
OROVESO - CORO:
Sei lento, sì, sei lento,
O giorno di vendetta,
Ma irato il Dio t'affretta
Che il Tebro condannò!
NORMA:
(Ah! riedi ancora qual eri allora,
Quando il cor ti diedi allora,
Qual eri allor, ah, riedi a me!)
OROVESO - CORO:
O giorno!
O giorno, il Dio t'affretta
Che il Tebro condannò!
(Tutti escono.) | Scene 5 | Entra Adalgisa | | ADALGISA:
Sgombra è la sacra selva,
Compiuto il rito.
Sospirar non vista alfin poss'io,
Qui ... dove a me s'offerse
La prima volta quel fatal Romano,
Che mi rende rubella
Al tempio, al Dio ...
Fosse l'ultima almen!
Vano desio!
Irresistibil forza qui mi trascina,
E di quel caro aspetto
Il cor si pasce,
E di sua cara voce
L'aura che spira mi ripete il suono.
(Corre a prostrarsi sulla pietra d'Irminsul.)
Deh! Proteggimi, o Dio!
Perduta io son!
Gran Dio, abbi pietà,
Perduta io son! | Scene 6 | Pollione entra con Flavio. | | POLLIONE:
(a Flavio)
Eccola! Va, mi lascia,
Ragion non odo!
(Flavio parte.)
ADALGISA:
(sbigottita)
Oh, tu qui!
POLLIONE:
Che veggo?
Piangevi tu?
ADALGISA:
Pregava.
Ah! T'allontana, pregar mi lascia!
POLLIONE:
Un Dio tu preghi
Atroce, crudele,
Avverso al tuo desire e al mio.
O mia diletta!
Il Dio che invocar devi è Amore.
ADALGISA:
Amor! Deh! Taci,
Ch'io più non t'oda!
POLLIONE:
E vuoi fuggirmi?
E dove fuggir vuoi tu
Ch'io non ti segua?
ADALGISA:
Al tempio, ai sacri altari
Che sposar giurai.
POLLIONE:
Gli altari?
E il nostro amor?
ADALGISA:
Io l'obbliai.
POLLIONE:
Va, crudele, al Dio spietato
Offri in dono il sangue mio.
Tutto, ah, tutto ei sia versato,
Ma lasciarti non poss'io,
No, nol posso!
Sol promessa al Dio tu fosti,
Ma il tuo core a me si diede.
Ah! Non sai quel che mi costi
Perch'io mai rinunzi a te.
ADALGISA:
E tu pure, ah, tu non sai
Quanto costi a me dolente!
All'altare che oltraggiai
Lieta andava ed innocente,
Sì, sì, v'andava innocente.
Il pensiero al cielo ergea
E il mio Dio vedeva in ciel!
Or per me spergiura e rea
Cielo e Dio ricopre un vel!
POLLIONE:
Ciel più puro e Dei migliori
T'offro in Roma, ov'io mi reco.
ADALGISA:
(colpita)
Parti forse?
POLLIONE:
Ai nuovi albori.
ADALGISA:
Parti? Ed io?
POLLIONE:
Tu vieni meco.
De' tuoi riti è Amor più santo,
A lui cedi, ah, cedi a me!
ADALGISA:
(più commossa)
Ah! Non dirlo! Ah! Non dirlo!
POLLIONE:
Il dirò tanto, il dirò tanto
Che ascoltato io sia da te.
ADALGISA:
Deh! Mi lascia!
POLLIONE:
Ah! Deh cedi, deh cedi a me!
ADALGISA:
Ah! Non posso!
Mi proteggi, o giusto ciel!
POLLIONE:
Abbandonarmi così potresti!
Abbandonarmi così!
Adalgisa! Adalgisa!
(con tenerezza)
Vieni in Roma, ah, vieni, o cara,
Dov'è amore e gioia e vita!
Inebbriam nostr'alme a gara
Del contento a cui ne invita!
Voce in cor parla non senti,
Che promette eterno ben?
Ah! Dà fede a' dolci accenti,
Sposo tuo mi stringi al sen!
ADALGISA:
(Ciel! Così parlar l'ascolto
Sempre, ovunque, al tempio istesso!
Con quegli occhi, con quel volto,
Fin sull'ara il veggo impresso.
Ei trionfa del mio pianto,
Del mio duol vittoria ottien.
Ciel! Mi togli al dolce incanto,
O l'error perdona almen!)
POLLIONE:
Ah! Vieni!
ADALGISA:
Deh! Pietà!
POLLIONE:
Ah! Deh! Vieni, ah, vieni, o cara!
ADALGISA:
Ah! Mai!
POLLIONE:
Crudel! E puoi lasciarmi?
ADALGISA:
Ah! Per pietà, mi lascia!
POLLIONE:
Così, così scordarmi!
ADALGISA:
Ah! Per pietà, mi lascia!
POLLIONE:
Adalgisa!
ADALGISA:
Ah! Mi risparmi tua pietà
Maggior cordoglio!
POLLIONE:
Adalgsa! E vuoi lasciarmi?
ADALGISA:
Io ... Ah! ...
Ah ... Non posso ... Seguirti voglio ...
POLLIONE:
Qui, domani all'ora istessa,
Verrai tu?
ADALGISA:
Ne fo promessa.
POLLIONE:
Giura.
ADALGISA:
Giuro.
POLLIONE:
Oh! Mio contento!
Ti rammenta ...
ADALGISA:
Ah! Mi rammento.
Al mio Dio sarò spergiura,
Ma fedel a te sarò!
POLLIONE:
L'amor tuo mi rassicura,
E il tuo Dio sfidar saprò!
(Partono.) | Scene 7 | Abitazione di Norma. Norma, Clotilde e due piccoli fanciulli. | | NORMA:
Vanne, e li cela entrambi.
Oltre l'usato
Io tremo d'abbracciarli.
CLOTILDE:
E qual ti turba strano timor,
Che i figli tuoi rigetti?
NORMA:
Non so. Diversi affetti
Strazian quest'alma.
Amo in un punto ed odio i figli miei!
Soffro in vederli,
E soffro s'io non li veggo.
Non provato mai
Sento un diletto
Ed un dolore insieme d'esser lor madre.
CLOTILDE:
E madre sei?
NORMA:
Nol fossi!
CLOTILDE:
Qual rio contrasto!
NORMA:
Immaginar non puossi, o mia Clotilde!
Richiamato al Tebro è Pollione.
CLOTILDE:
E teco ei parte?
NORMA:
Ei tace il suo pensiero.
Oh! S'ei fuggir tentasse,
E qui lasciarmi?
Se obbliar potesse
Questi suoi figli?
CLOTILDE:
E il credi tu?
NORMA:
Non l'oso.
È troppo tormentoso,
Troppo orrendo è un tal dubbio.
Alcun s'avanza. Va. Li cela.
(Clotilde parte coi fanciulli. Norma li abbraccia.) | Scene 8 | Entra Adalgisa. | | NORMA:
Adalgisa!
ADALGISA:
(da lontano)
(Alma, costanza!)
NORMA:
T'inoltra, o giovinetta, t'inoltra.
E perchè tremi?
Udii che grave a me segreto
Palesar tu voglia.
ADALGISA:
È ver.
Ma, deh, ti spoglia
Della celeste austerità
Che splende negli occhi tuoi!
Dammi coraggio,
Ond'io senza alcun velo
Ti palesi il core!
(Si prostra.)
NORMA:
(la solleva)
M'abbraccia, e parla.
Che t'afflige?
ADALGISA:
(dopo un momento di estazione)
Amore. Non t'irritar!
Lunga stagion pugnai per soffocarlo.
Ogni mia forza ei vinse,
Ogni rimorso.
Ah! Tu non sai, pur dianzi
Qual giuramento io fea!
Fuggir dal tempio,
Tradir l'altare a cui son io legata,
Abbandonar la patria ...
NORMA:
Ahi! Sventurata!
Del tuo primier mattino
Già turbato è il sereno?
E come, e quando
Nacque tal fiamma in te?
ADALGISA:
Da un solo sguardo, da un sol sospiro,
Nella sacra selva,
A piè dell'ara ov'io pregava il Dio.
Tremai ... Sul labbro mio
Si arrestò la preghiera.
E, tutta assorta
In quel leggiadro aspetto,
Un altro cielo mirar credetti,
Un altro cielo in lui.
NORMA:
(Oh! Rimembranza!
Io fui così rapita
Al sol mirarlo in volto!)
ADALGISA:
Ma non m'ascolti tu?
NORMA:
Segui. T'ascolto.
ADALGISA:
Sola, furtiva, al tempio
Io l'aspettai sovente,
Ed ogni dì più fervida
Crebbe la fiamma ardente.
NORMA:
(Io stessa arsì così.)
ADALGISA:
Vieni, ei dicea, concedi
Ch'io mi ti prostri ai piedi.
NORMA:
(Oh, rimembranza!)
ADALGISA:
Lascia che l'aura io spiri
NORMA:
(Io fui così sedotta!)
ADALGISA:
Dei dolci tuoi sospiri,
Del tuo bel crin le anella
Dammi, dammi poter baciar.
NORMA:
(Oh, cari accenti!
Così li profferia,
Così trovava del mio cor la via!)
ADALGISA:
Dolci qual arpa armonica
M'eran le sue parole,
Negli occhi suoi sorridere
Vedea più bello un sole.
NORMA:
(L'incanto suo fu il mio!)
ADALGISA:
Io fui perduta e il sono!
NORMA:
Ah! Tergi il pianto!
ADALGISA:
D'uopo ho del tuo perdono!
NORMA:
Avrò pietade!
ADALGISA:
Deh! Tu mi reggi e guida!
NORMA:
Ah! Tergi il pianto!
ADALGISA:
Me rassicura, o sgrida,
Salvami da me stessa,
Salvami, salvami dal mio cor!
NORMA:
Ah! Tergi il pianto!
Te non lega eterno nodo,
Eterno nodo all'ara.
ADALGISA:
Ah! Ripeti, o ciel,
Ripeti si lusinghieri accenti!
NORMA:
Ah! Sì, fa core e abbracciami.
Perdono e ti compiango.
Dai voti tuoi ti libero,
I tuoi legami io frango.
Al caro oggetto unita
Vivrai felice ancor.
ADALGISA:
Ripeti, o ciel,
Ripetimi si lusinghieri accenti!
Per te, per te, s'acquetano
I lunghi miei tormenti.
Tu rendi a me la vita,
Se non è colpa amor.
NORMA:
Ma di': l'amato giovane
Quale fra noi si noma?
ADALGISA:
Culla non ebbe in Gallia:
Roma gli è patria.
NORMA:
Roma? Ed è? Prosegui ... | Scene 9 | | | ADALGISA:
Il mira.
NORMA:
Ei! Pollion!
ADALGISA:
Qual ira!
NORMA:
Costui, costui dicesti?
Ben io compresi?
ADALGISA:
Ah! Sì.
POLLIONE:
(inoltrandosi ad Adalgisa)
Misera te! Che festi?
ADALGISA:
(smarrita)
Io?
NORMA:
(a Pollione)
Tremi tu? E per chi?
E per chi tu tremi?
(Alcuni momenti di silenzio. Pollione è confuso, Adalgisa tremante e Norma fremente.)
Oh, non tremare, o perfido,
Ah, non tremar per lei!
Essa non è colpevole,
Il malfattor tu sei!
Trema per te, fellon,
Pei figli tuoi,
Trema per me, fellon!
ADALGISA:
(tremante)
Che ascolto? Ah! Deh parla!
Taci? T'arrestri! Ohimè!
(Si copre il volto colle mani; Norma l'afferra per un braccio, e la costringe a mirar Pollione.)
NORMA:
Oh! Di qual sei tu vittima
Crudo e funesto inganno!
Pria che costui conoscere
T'era il morir men danno!
Fonte d'eterne lagrime
Egli a te pur dischiuse
Come il mio cor deluse,
L'empio il tuo core tradì!
POLLIONE:
Norma! De' tuoi rimproveri
Segno non farmi adesso!
Deh! A quest afflitta vergine
Sia respirar concesso!
ADALGISA:
Oh, qual mistero orrible!
Trema il mio cor di chiedere,
Trema d'udire il vero!
Tutta comprendo, o misera,
Tutta la mia sventura,
Essa non ha misura,
S'ei m'ingannò così!
POLLIONE:
Copra a quell'alma ingenua,
Copra nostr'onte un velo!
NORMA:
Empio e tant'osi?
POLLIONE:
Giudichi solo il cielo
Quali più di noi fallì!
NORMA:
Perfido!
POLLIONE:
(per allontanarsi)
Or basti.
NORMA:
Fermati!
POLLIONE:
(afferra Adalgisa)
Vieni.
ADALGISA:
(dividendosi da lui)
Mi lascia, scostati!
Sposo sei tu infedele!
POLLIONE:
Qual io mi fossi obblio.
ADALGISA:
Mi lascia, scostati!
POLLIONE:
(con tutto il fuoco)
L'amante tuo son io!
ADALGISA:
Va, traditor!
POLLIONE:
È mio destino amarti,
Destino costei lasciar!
NORMA:
(rerimendo il furore)
Ebben! lo compi,
Lo compi e parti!
(ad Adalgisa)
Seguilo.
ADALGISA:
(supplichevole)
Ah! No, giammai, ah, no.
Ah, pria spirar!
NORMA:
(fissa Pollione sino che prorompe)
Vanne, sì, mi lascia, indegno,
Figli obblia, promesse, onore!
Maledetto dal mio sdegno
Non godrai d'un empio amore!
ADALGISA - POLLIONE:
Ah!
POLLIONE:
Fremi pure, e angoscia eterna
Pur m'imprechi il tuo furore!
NORMA:
Te sull'onde e te sui venti
Seguiranno mie furie ardenti!
Mia vendetta e notte e giorno
Ruggirà intorno a te!
POLLIONE:
(disperatamente)
Fremi pure, e angoscia eterna
Pur m'imprechi il tuo furore!
Quest'amor che mi governa
È di te, di me maggiore!
ADALGISA:
(supplichevole)
Ah! Non fia ch'io costi
Al tuo core si rio dolore!
POLLIONE:
Dio non v'ha che mali inventi
De' miei mali, ah, più cocenti!
Maledetto io fui quel giorno
Che il destin m'offerse a te.
Maledetto io fui per te!
ADALGISA:
Ah! Non fia ch'io costi
Al tuo core si rio dolore!
NORMA:
Parti!
ADALGISA:
Ah, sian frapposti e mari e monti
Fra me sempre e il traditore!
NORMA:
Indegno!
ADALGISA:
Ah! Non fia ch'io costi
Al tuo core si rio dolore!
POLLIONE:
Fremi pure!
NORMA:
Te sull'onde e te sui venti
Seguiranno mie furie ardenti!
POLLIONE:
Dio non v'ha che mali inventi
De' miei mali, ah, più cocenti!
ADALGISA:
Soffocar saprò i lamenti,
Divorare i miei tormenti;
Morirò perchè ritorno
Faccia il crudo ai figli, a te!
NORMA:
Maledetto dal mio sdegno
Non godrai d'un empio amore!
POLLIONE:
Dio non v'ha che mali inventi
De' miei mali, ah, più cocenti!
(Squillano i sacri bronzi del tempio. Norma è chiamata ai riti.)
CORO:
(di dentro)
Norma, Norma all'ara!
In tuon feroce
D'Irminsul tuonò la voce,
Norma al sacro altar!
NORMA:
Ah! Suon di morte!
Ah, va, per te qui pronta ell'è!
ADALGISA:
Ah! Suon di morte s'intima a te,
Va, per te qui pronta ell'è,
Ah, fuggi!
POLLIONE:
Ah! Qual suon!
Sì, la sprezzo, sì, ma prima
Mi cadrà il tuo Nume al piè!
(Norma respinge d'un braccio Pollione, e gli accenna di uscire. Pollione si allontana furente.) | Top Act 1 | Scene 1 | Interno dell'abitazione di Norma. Da una parte un letto romano coperto di pelle d'orso. I figli di Norma sono addormentati.
Comparisce Norma con una lampa e un pugnale alla mano. Siede. È pallida, contraffatta. | | NORMA:
Dormono entrambi,
Non vedran la mano
Che li percuote.
Non pentirti, o core;
Viver non ponno. Qui supplizio,
E in Roma obbrobrio avrian,
Peggior supplizio assai;
Schiavi d'una matrigna.
Ah! No! Giammai!
(Sorge risoluta)
Muoiano, sì.
Non posso avvicinarmi.
Un gel mi prende
E in fronte mi si solleva il crin.
I figli uccido!
Teneri figli.
Essi, pur dianzi delizia mia,
Essi nel cui sorriso
Il perdono del ciel mirar credei
Ed io li svenerò?
Di che son rei?
(risoluta)
Di Pollione son figli
Ecco il delitto.
Essi per me son morti!
Muoian per lui.
E non sia pena che la sua somigli.
Feriam.
(S'incammina verso il letto; alza il pugnale; dà un grido inorridita; al grido i fanciulli si svegliano.)
Ah! No! Son miei figli!
(Li abbraccia piangendo amaramente.)
Olà! Clotilde! | Scene 2 | Entra Clotilde | | NORMA:
Vola. Adalgisa a me guida.
CLOTILDE:
Ella qui presso
Solitaria si aggira.
E prega e plora.
(Esce)
NORMA:
Va. Si emendi il mio fallo,
E poi, si mora. | Scene 3 | | | ADALGISA:
(entrando, con timore)
Mi chiami, o Norma?
(sbigottita)
Qual ti copre il volto tristo pallor?
NORMA:
Pallor di morte.
Io tutta l'onta mia ti rivelo.
Una preghiera sola, odi, e l'adempi,
Si pietà pur merta
Il presente mio duol,
E il duol futuro.
ADALGISA:
Tutto, tutto io prometto.
NORMA:
Il giura.
ADALGISA:
Il giuro.
NORMA:
Odi, Purgar quest'aura
Contaminata dalla mia presenza
Ho risoluto, nè trar meco io posso
Questi infelici.
A te li affido.
ADALGISA:
Oh ciel! A me li affidi?
NORMA:
Nel romano campo guidali a lui,
Che nominar non oso.
ADALGISA:
Oh! Che mai chiedi?
NORMA:
Sposo ti sia men crudo;
Io gli perdono e moro.
ADALGISA:
Sposo? Ah, mai!
NORMA:
Pei figli suoi t'imploro.
Deh! Con te, li prendi,
Li sostieni, li difendi
Non ti chiedo onori e fasci,
A' tuoi figli ei fian serbati.
Prego sol che i miei non lasci
Schiavi, abbietti, abbandonati.
Basti a te che disprezzata,
Che tradita io fui per te.
Adalgisa, deh! ti muova
Tanto strazio del mio cor.
ADALGISA:
Norma, ah! Norma, ancora amata,
Madre ancora sarai per me.
Tienti i figli.
Ah! Non, ah non fia mai
Ch'io mi tolga a queste arene!
NORMA:
Tu giurasti.
ADALGISA:
Sì, giurai.
Ma il tuo bene, il sol tuo bene.
Vado al campo ed all'ingrato
Tutti io reco i tuoi lamenti.
La pietà che m'hai destato
Parlerà sublimi accenti.
Spera, ah, spera, amor, natura
Ridestar in lui vedrai.
Del suo cor son io secura,
Norma ancor vi regnerà!
NORMA:
Ch'io lo preghi?
Ah, no! Giammai! Ah! No!
ADALGISA:
Norma, ti piega.
NORMA:
No, più non t'odo.
Parti. Va.
ADALGISA:
Ah, no! Giammai! Ah! No!
Mira, o Norma, a' tuoi ginocchi
Questi cari tuoi pargoletti!
Ah! Pietade di lor ti tocchi,
Se non hai di te pietà!
NORMA:
Ah! Perchè, perchè la mia costanza
Vuoi scemar con molli affetti?
Più lusinghe, ah, più speranza
Presso a morte un cor non ha!
ADALGISA:
Mira questi cari pargoletti,
Questi cari, ah, li vedi, ah!
Mira, o Norma, a' tuoi ginocchi, (ecc.)
NORMA:
Ah! Perchè, perchè la mia costanza, (ecc.)
ADALGISA:
Cedi! Deh, cedi!
NORMA:
Ah! Lasciami! Ei t'ama.
ADALGISA:
Ei già sen pente.
NORMA:
E tu?
ADALGISA:
L'amai. Quest'anima
Sol l'amistade or sente.
NORMA:
O giovinetta! E vuoi?
ADALGISA:
Renderti i dritti tuoi,
O teco al cielo agli UOMINI:
Giuro celarmi ognor.
NORMA:
Sì. Hai vinto. Abbracciami.
Trovo un'amica amor.
NORMA - ADALGISA:
Sì, fino all'ore estreme
Compagna tua m'avrai.
Per ricovrarci insieme
Ampia è la terra assai.
Teco del fato all'onte
Ferma opporrò la fronte,
Finchè il tuo core a battere
Io senta sul mio cor, sì.
(Partono) | Scene 4 | Luogo solitario presso il bosco dei Druidi cinto da burroni e da caverne. In fondo un lago attraversato da un ponte di pietra. | | GUERRIERI GALLI:
Non partì!
Finora è al campo!
Tutto il dice: i feri carmi,
Il fragor, dell'armi il suon,
Il suon dell'armi,
Dell'insegne il ventilar.
Un breve inciampo
Non ci turbi, non ci arresti
Attendiam, attendiam.
Un breve inciampo
Non ci turbi, non ci arresti
E in silenzio il cor s'appresti
La grand'opra a consumar! | Scene 5 | | | OROVESO:
(entrando)
Guerrieri! A voi venirne
Credea foriero d'avvenir migliore!
Il generoso ardore,
L'ira che in sen vi bolle
Io credea secondar,
Ma il Dio non volle.
GUERRIERI GALLI:
Come? Le nostre selve
L'abborrito Proconsole non lascia?
Non riede al Tebro?
OROVESO:
Ma più temuto il e fiero
Latino condottiero
A Pollione succede.
GUERRIERI GALLI:
E Norma il sa?
Di pace è consigliera ancor?
OROVESO:
Invan di Norma la mente investigai.
GUERRIERI GALLI:
E che far pensi?
OROVESO:
Al fato piegar la fronte,
Separarci, e nulla lasciar sospetto
Del fallito intento.
GUERRIERI GALLI:
E finger sempre?
OROVESO:
Cruda legge! Il sento.
(con ferocità)
Ah! Del Tebro al giogo indegno
Fremo io pure,
All'armi anelo!
Ma nemico è sempre il cielo,
Ma consiglio è simular.
GUERRIERI GALLI:
Ah sì, fingiamo, se il finger giovi,
Ma il furor in sen si covi.
OROVESO:
Divoriam in cor lo sdegno,
Tal che Roma estinto il creda.
Di verrà, sì, che desto ei rieda
Più tremendo a divampar.
GUERRIERI GALLI:
Guai per Roma allor che il segno
Dia dell'armi il sacro altar!
Sì, ma fingiam, se il finger giovi,
Ma il furore in sen si covi!
Guai per Roma, allor che il segno
Dia dell'armi il sacro altar!
OROVESO:
Simuliamo, sì,
Ma consiglio è il simular!
Di verrà, che desto ei rieda
Più tremendo a divampar!
GUERRIERI GALLI:
Ma fingiamo è consiglio il simular,
Sì, fingiamo! | Scene 6 | Tempio d'Irminsul. Da un lato, l'ara dei Druidi. | | NORMA:
Ei tornerà.
Sì. Mia fidanza è posta in Adalgisa.
Ei tornerà pentito,
Supplichevole, amante.
Oh! A tal pensiero
Sparisce il nuvol nero
Che mi premea la fronte,
E il sol m'arride
Come del primo amore ai dì,
Ai dì felici.
(Entra Clotilde)
Clotilde!
CLOTILDE:
O Norma! Uopo è d'ardir.
NORMA:
Che dici?
CLOTILDE:
Lassa!
NORMA:
Favella. Favella.
CLOTILDE:
Indarno parlò Adalgisa, e pianse.
NORMA:
Ed io fidarmi di lei dovea?
Di mano uscirmi,
E bella del suo dolore,
Presentarsi all'empio ella tramava.
CLOTILDE:
Ella ritorna al tempio.
Triste, dolente,
Implora di profferir suoi voti.
NORMA:
Ed egli?
CLOTILDE:
Ed egli rapirla giura
Anco all'altar del Nume.
NORMA:
Troppo il fellon presume.
Lo previen mia vendetta,
E qui di sangue, sangue roman,
Scorreran torrenti.
(Norma corre all'altare e batte tre volte lo scudo d'Irminsul.) | Scene 7 | Accorrono da varie parti Oroveso, i Druidi, i Bardi e le Ministre. Norma si colloca sull'altare. | | OROVESO - CORO:
(di dentro)
Squilla il bronzo del Dio!
(Tutti entrano in scena.)
Norma! Che fu?
Percosso lo scudo d'Irminsul,
Quali alla terra decreti intima?
NORMA:
Guerra, strage, sterminio.
OROVESO - CORO:
A noi pur dianzi pace
S'imponea pel tuo labbro!
NORMA:
Ed ira adesso,
Stragi, furore e morti.
Il cantico di guerra alzate, o forti.
Guerra, guerra!
Sangue, sangue! Vendetta!
Strage, strage!
OROVESO - CORO:
Guerra, guerra! Le galliche selve
Quante han quercie producon guerrier:
Qual sul gregge fameliche belve,
Sui Romani van essi a cader!
Sangue, sangue! Le galliche scuri
Fino al tronco bagnate ne son!
Sovra il flutti dei Ligeri impuri
Ei gorgoglia con funebre suon!
Strage, strage, sterminio, vendetta!
Già comincia, si compie, s'affretta.
Come biade da falci mietute
Son di Roma le schiere cadute!
Tronchi i vanni, recisi gli artigli.
Abbattuta ecco l'aquila al suol!
A mirare il trionfo de' figli
Ecco il Dio sovra un raggio di sol!
OROVESO:
Nè compi il rito, o Norma?
Nè la vittima accenni?
NORMA:
Ella fia pronta.
Non mai 'altar tremendo
Di vittime mancò.
Ma qual tumulto? | Scene 8 | | | CLOTILDE:
(entra frettolosa)
Al nostro tempio insulto
Fece un Romano.
Nella sacra chiostra
Delle vergini alunne egli fu colto!
OROVESO - CORO:
Un Romano?
NORMA:
(Che ascolto? Se mai foss'egli?)
OROVESO - CORO:
A noi vien tratto. | Scene 9 | Pollione entra, fra Galli armati. | | NORMA:
(È desso!)
OROVESO - CORO:
È Pollion!
NORMA:
(Son vendicata adesso.)
OROVESO:
Sacrilego nemico, e chi ti spinse
A violar queste temute soglie.
A sfidar l'ira d'Irminsul?
POLLIONE:
Ferisci. Ma non interrogarmi.
NORMA:
(svelandosi)
Io ferir deggio.
Scostatevi.
POLLIONE:
Che veggio? Norma!
NORMA:
Sì. Norma.
OROVESO - CORO:
Il sacro ferro impugna,
Vendica il Dio.
NORMA:
(prende il pugnale dalle mani d'Oroveso)
Sì. Feriam.
(Si arresta.)
Ah!
OROVESO - CORO:
Tu tremi?
NORMA:
(Ah! Non poss'io.)
OROVESO - CORO:
Che fia? Perchè t'arresti?
NORMA:
(Poss'io sentir pietà?)
OROVESO - CORO:
Ferisci!
NORMA:
Io deggio interrogarlo,
Investigar qual sia l'insidiata
O complice ministra
Che il profano persuase a fallo estremo.
Ite per poco.
OROVESO - CORO:
(Che far pensa?)
POLLIONE:
(Io fremo.)
(Oroveso e il coro si ritirano. Il tempio rimane sgombro.) | Scene 10 | | | NORMA:
In mia man alfin tu sei:
Niun potria spezzar tuoi nodi.
Io lo posso.
POLLIONE:
Tu nol dei.
NORMA:
Io lo voglio.
POLLIONE:
E come?
NORMA:
M'odi.
Pel tuo Dio, pei figli tuoi,
Giurar dei che d'ora in poi
Adalgisa fuggirai,
All'altar non la torrai,
E la vita io ti perdono,
E mai più ti rivedrò.
Giura.
POLLIONE:
No. Si vil non sono.
NORMA:
Giura, giura!
POLLIONE:
Ah! Pria morrò!
NORMA:
Non sai tu che il mio furore
Passa il tuo?
POLLIONE:
Ch'ei piombi attendo.
NORMA:
Non sai tu che ai figli in core
Questo ferro?
POLLIONE:
Oh Dio! Che intendo?
NORMA:
Sì, sovr'essi alzai la punta.
Vedi, vedi a che son giunta!
Non ferii, ma tosto, adesso
Consumar potrei l'eccesso.
Un istante, e d'esser madre
Mi poss'io dimenticar!
POLLIONE:
Ah! Crudele, in sen del padre
Il pugnal tu dei vibrar!
A me il porgi.
NORMA:
A te?
POLLIONE:
Che spento cada io solo!
NORMA:
Solo? Tutti!
I Romani a cento a cento
Fian mietuti, fian distrutti,
E Adalgisa ...
POLLIONE:
Ahimè!
NORMA:
Infedele a suoi voti ...
POLLIONE:
Ebben, crudele?
NORMA:
Adalgisa fia punita,
Nelle fiamme perirà, sì, perirà!
POLLIONE:
Ah! Ti prendi la mia vita,
Ma di lei, di lei pietà!
NORMA:
Preghi alfine?
Indegno! È tardi.
Nel suo cor ti vo' ferire,
Sì, nel suo cor ti vo' ferire!
Già mi pasco ne' tuoi sguardi,
Del tuo duol, del suo morire,
Posso alfine, io posso farti
Infelice al par di me!
POLLIONE:
Ah! T'appaghi il mio terrore!
Al tuo piè son io piangente!
In me sfoga il tuo furore,
Ma risparmia un'innocente!
Basti, basti a vendicarti
Ch'io mi sveni innanzi a te!
NORMA:
Nel suo cor ti vo' ferire!
POLLIONE:
Ah! T'appaghi il mio terrore!
NORMA:
No, nel suo cor!
POLLIONE:
No, crudel!
NORMA:
Ti vo' ferire!
POLLIONE:
In me sfoga il tuo furore,
Ma risparmia un'innocente!
NORMA:
Già mi pasco ne' tuoi sguardi, ecc
POLLIONE:
Ah! Ti basti il mio dolore
Ch'io mi sveni innanzi a te!
Dammi quel ferro!
NORMA:
Che osi? Scostati!
POLLIONE:
Il ferro, il ferro!
NORMA:
Olà, ministri, sacerdoti, accorrete! | Scene 11 | Ritornano Oroveso, i Druidi, i Bardi e i Guerrieri. | | NORMA:
All'ira vostra
Nuova vittima io svelo.
Una spergiura sacerdotessa
I sacri voti infranse,
Tradì la patria,
E il Dio degli avi offese.
OROVESO - CORO:
O delitto! O furor!
La fa palese!
NORMA:
Sì, preparate il rogo!
POLLIONE:
Oh! Ancor ti prego,
Norma, pietà!
OROVESO - CORO:
La svela!
NORMA:
Udite.
(Io rea l'innocente accusar
Del fallo mio?)
OROVESO - CORO:
Parla. Chi è dessa?
POLLIONE:
Ah! Non lo dir!
NORMA:
Son io.
OROVESO - CORO:
Tu! Norma!
NORMA:
Io stessa. Il rogo ergete.
OROVESO - CORO:
(D'orrore io gelo!)
POLLIONE:
(Mi manca il cor!)
OROVESO - CORO:
Tu delinquente!
POLLIONE:
Non le credete!
NORMA:
Norma non mente.
OROVESO:
Oh! Mio rossor!
CORO:
Oh! Quale orror!
NORMA:
Qual cor tradisti, qual cor perdesti
Quest'ora orrenda ti manifesti.
Da me fuggire tentasti invano,
Crudel Romano, tu sei con me.
Un nume, un fato di te più forte
Ci vuole uniti in vita e in morte.
Sul rogo istesso che mi divora,
Sotterra ancora sarò con te.
POLLIONE:
Ah! Troppo tardi t'ho conosciuta!
Sublime donna, io t'ho perduta!
Col mio rimorso è amor rinato,
Più disperato, furente egli è!
Moriamo insieme, ah, sì, moriamo!
L'estremo accento sarà ch'io t'amo.
Ma tu morendo, non m'abborrire,
Pria di morire, perdona a me!
Che feci, o ciel!
OROVESO - CORO:
Oh! In te ritorna,
Ci rassicura!
NORMA:
(ai Sacerdoti)
Io son la rea.
OROVESO - CORO:
Canuto padre te ne scongiura,
Di che deliri, di che tu menti,
Che stolti accenti uscir da te!
Il Dio severo che qui t'intende,
Se stassi muto, se il tuon sospende,
Indizio è questo, indizio espresso
Che tanto eccesso punir non de',
Ah no, che il Dio punir non de'!
Norma! Deh! Norma, scolpati!
Taci? Ne ascolti appena?
NORMA:
(scuotendosi con grido, fra sè)
Cielo! E i miei figli?
POLLIONE:
Ah! Miseri! Oh pena!
NORMA:
(volgendosi a Pollione)
I nostri figli?
POLLIONE:
Oh pena!
(Norma, come colpita da un'idea, s'incammina verso il padre. Pollione in tutta questa scena osserverà con agitazione i movimenti di Norma ed Oroveso.)
OROVESO - CORO:
Norma sei rea? Parla!
NORMA:
Sì, oltre umana idea.
OROVESO - CORO:
Empia!
NORMA:
(ad Oroveso)
Tu m'odi.
OROVESO:
Scostati.
NORMA:
(a stento trascinandolo in disparte)
Deh! Deh! M'odi!
OROVESO:
Oh, mio dolor!
NORMA:
(piano ad Oroveso)
Son madre ...
OROVESO:
Madre!
NORMA:
Acquetati.
Clotilde ha i figli miei.
Tu li raccogli, e ai barbari
Gl'invola insiem con lei.
OROVESO:
No! Giammai! Va. Lasciami.
NORMA:
Ah! Padre! Ah! Padre!
Un prego ancor.
(S'inginocchia.)
POLLIONE - OROVESO:
Oh, mio dolor!
CORO:
Oh, qual orror!
NORMA:
(sempre piano ad Oroveso)
Deh! Non volerli vittime
Del mio fatale errore!
Deh! Non troncar sul fiore
Quell'innocente età!
Pensa che son tuo sangue,
Abbi di lor pietade!
Ah! Padre, abbi di lor pietà!
POLLIONE:
Commosso è già.
CORO:
Piange! Prega!
NORMA:
Padre, tu piangi?
Piangi e perdona!
Ah! Tu perdoni!
Quel pianto il dice.
Io più non chiedo. Io son felice.
Contenta il rogo io ascenderò!
POLLIONE:
Sì, è già. Oh ciel!
Ah, più non chiedo!
Contento il rogo io ascenderò!
OROVESO:
Oppresso è il core.
Ha vinto amor, oh ciel!
Ah, sì! Oh, duol! Oh, duol!
Figlia! Ah!
Consolarm'io mai, ah, non potrò!
CORO:
Che mai spera?
Qui respinta è la preghiera!
Le si spogli il crin del serto,
La si copra di squallor!
Sì, piange!
NORMA:
Padre, ah, padre! Tu mel prometti?
Ah! Tu perdoni!
Quel pianto il dice, (ecc.)
POLLIONE:
Più non chiedo, oh ciel! (ecc.)
OROVESO:
Ah! Cessa, infelice!
Io tel prometto, ah, sì!
Ah sì! Oh, duol! Oh, duol!
Figlia! Ah!
Consolarm'io mai, ah, non potrò!
CORO:
Che mai spera? (ecc.)
(I Druidi coprono d'un velo nero la Sacerdotessa.)
Vanne al rogo!
OROVESO:
Va, infelice!
NORMA:
(incamminandosi)
Padre, addio!
CORO:
Vanne al rogo ed il tuo scempio
Purghi l'ara e lavi il tempio,
Maledetta estinta ancor!
POLLIONE:
Il tuo rogo, o Norma, è il mio!
Là più santo
Incomincia eterno amor!
NORMA:
(si volge ancora una volta)
Padre Addio!
OROVESO:
(la guarda)
Addio!
Sgorga o pianto,
Sei permesso a un genitor!
(Pollione e Norma sono trascinati al rogo.) |
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